Ar Brav a écrit : ↑sam. juil. 26, 2008 12:38 pm
Re,
Or, voici un texte de Marc Saibène relevé sur le site :
http://www.tsaeurope.com/articoli/eros/index.asp
(Je n'ai pas trouvé l'équivalent en français, je mets donc la version latine, euh, italienne) :
La vera storia dell'Eros
Ovvero: (I FANTASMI DEL TIGULLIO) - (L'EROS, UN YACHT DANS LA GUERRE) - (UNA NAVE SOTTO DUE BANDIERE)
Sunto con testi e foto di articoli pubblicati,
sulla rivista "SUB" n. 69, luglio 1990 di Claudio Corti
sulla rivista "MARINES" n.33, Settembre/Ottobre 1994 di Marco Saibene
sulla rivista "IL SUBACQUEO" n.311, Aprile 1999 di Marco Saibene
Nelle vicinanze del paese di Sestri Levante giacciono alcuni relitti risalenti all'ultima guerra mondiale una di queste navi è generalmente conosciuta con il nome di K.T.
Un relitto di cui non si era mai riusciti a ricostruire la vera storia, ma molto interessante da visitare per i subacquei esperti.
In passato avevo già tentato di venire a conoscenza della vicenda di questa nave, ma nonostante tutti i miei sforzi non ero mai riuscito a ricavare dati storici su di essa: ora, grazie ai registri storici della Kriegsmarine, da me ripetutamente sollecitati a interessarsene, la storia dell'Eros, divenuto poi "U-J 2216" è stata finalmente ricostruita.
Questa nave era dunque in origine uno splendido yacht appartenuto al barone e banchiere francese Henri De Rotschild.
Fu varata nel
1926 dai cantieri Ramage e Ferguson di Leith, e la costruzione fu seguita attentamente dal capitano J. H. Evrard che poi ne assunse il comando.
L'"Eros" era spinto da due motori da 900 cv ciascuno e pesava solo 26 ton, che a quei tempi era un record di leggerezza; lo yacht era estremamente lussuoso e rifinito con ogni cura.
Le sue misure erano: lunghezza totale 65.13 m; larghezza 9,75 m; dislocamento 914 tonnellate; Potenza 1800 cv; velocità 14 nodi. In questo periodo il suo porto d'ormeggio fu Le Havre.
Il 17 aprile 1939, in occasione della crisi cecoslovacca, l'Eros fu requisito dalla Marina Nazio- nale Francese e inviato in servizio ad Aiaccio con la sigla A.D.227.
Il 4 maggio fu restituito ai suoi proprietari civili, ma tre mesi più tardi con la Seconda Guerra Mondiale ormai in corso fu nuovamente requisito e reinscritto nel ruolo militare con il numero A.D.196.
Fu affidato a "Marine Marne" e inviato a Tangeri, ove ebbe un ruolo rappresentativo anche per le autorità francesi a Gibilterra.
Le prime missioni
Furono dunque missioni principalmente diplomatiche quelle affidate a questo prestigioso yacht; ciononostante, fu poi riclassificato come scortaconvoglio, ricevendo un cannone da 100 mm e alcune altre installazioni militari indispensabili per i nuovi compiti, e il suo numero divenne P. 140.
Rimesso in servizio a Tolone il 2 settembre, partirà per Tangeri il 10 novembre 1939.
Delle sue missioni militari ricordiamo una scorta al sottomarino "Ariane" nel dicembre 1939, una scorta al sottomarino "Espadon" nell'aprile 1940, la scorta a due convogli trasporto truppe in marzo, e il riconoscimento dello stato sanitario (del rimorchiatore Danese Geir) il 12 aprile 1940. L'Eros non lascerà il porto di Tangeri che dopo l'armistizio per raggiungere Casablanca il 26 giugno 1940 con il personale della Missione Navale Francese di Gibilterra. Resterà due anni in Marocco, poi sarà richiamato a Tolone, giungerà in Provenza il 16 giugno 1942; incorporato nella divisione Metropolitana, sarà incaricato della sorveglianza dei litorali e verrà ribattezzato col nome di "Incomprise".
Il 27 novembre 1942 i tedeschi occupano Tolone: la maggior parte delle navi presenti nel porto viene danneggiata e affondata, ma alcune piccole unità, tra cui l'"lncomprise", vengono catturate integre.
Cacciatore di sottomarini
Ufficialmente ceduto alla Kriegsmarine dal governo di Vichy, la nave nell'arsenale di Tolone subì notevoli modifiche al fine di trasformarla in U-Jager (cacciatore di sottomarini).
Contrariamente all'armamento sommario di cui era stato dotato dalla Marina Francese, le instal- lazioni tedesche furono molto più importanti.
Il ponte posteriore fu interamente scoperto sino all'altezza della sala macchine, scomparvero i lussuosi saloni superiori e sul ponte principale, così ripulito, furono fissati un pezzo da 88 mm, tre piattaforme di artiglieria antiaerea e otto lancia granate anti sottomarino.
Sul ponte prodiero venne installata una piattaforma per un binato di 37 mm e due pezzi da 20 mm vennero disposti su ogni bordo avanti e dietro il ponte di comando.
Degli apparecchi speciali per l'ascolto dei sottomarini trovarono posto nello scafo. Questi importanti lavori richiesero più di nove mesi; la prima uscita di prova dell'unità, ribattezzata U-J 2216, venne effettuata il 2 settembre 1943.
Messo infine in servizio il 27 settembre 1943 e assegnato alla 22 U-J flottiglia, di base a Genova, l' "U-J 2216" rimase bloccato parecchie settimane a Marsiglia e non riuscì a raggiungere Genova che agli inizi del 1944.
La sua carriera militare nella Kriegsmarine fu breve.
Il 13 settembre 1944, verso sera, l'U-J 2216 è in missione nei pressi di La Spezia, soffia un leggero vento da terra, il tempo è bello e la luna alta nel cielo...
L' "U-J 2216" scorta due posamine.
l' M.F.P. "2865" e il "2922", scopo della missione è la posa di un nuovo sbarramento di mine nei pressi del porto di La Spezia. Le mine sono tutte sganciate, verso le 23,30 la missione è compiuta, il piccolo convoglio si avvia verso Genova con l'U-J in testa seguito dalle due M.F.P. Dopo alcuni minuti le navi sono sorprese dal primo passaggio di un aereo da ricognizione (i vecchi pescatori locali ricordano benissimo questi voli di ricognizione degli alleati e chiamavano questo aereo Pippo); dopo aver lanciato alcuni razzi rischiaranti l'aereo lanciò sei bombe senza successo.
Ma ormai le navi erano state scoperte, una mezz'ora più tardi infatti l'operatore radio del U-J intercettò delle comunicazioni in inglese che davano ordine a delle vedette veloci di dirigersi sul piccolo convoglio.
La battaglia in mare
Alle ore 3 i dispositivi d'ascolto di babordo individuarono rumori di eliche a circa 25 miglia, l'al- larme fu dato e gli uomini raggiunsero i posti di combattimento ma bisognava attendere ancora una mezz'ora prima di avvistare il nemico.
Alle 3,30 alcuni marinai imbarcati su una delle M.F.P. credettero di riconoscere due sagome. Al fine di facilitare i rilevamenti, l'U-J manovrò di 30 gradi prima su un bordo poi sull'altro, ma brusii di fondo perturbarono l'ascolto e il numero degli attaccanti fu sovrastimato in 7 vedette. L'operatore radio, invece, sentì le vedette chiamarsi tra di loro coi nomi in codice, "Tiger", "Mystral", "Tering" e "Daniel": erano dunque 4 e avrebbero attaccato senza dubbio a due a due. Ore 3 e 35: il comandante dell'U-J diede l'ordine di aprire il fuoco coi cannoni da 37 e da 20 mm di prua senza apparenti effetti; poco dopo il sistema d'ascolto percepì il tipico brusio dei siluri filanti sotto la superficie del mare, cinque sibili furono percepiti, due scie passarono a babordo, tre a tribordo, la distanza minima dalla nave fu di tre metri, la massima di venti.
Sul ponte di comando si tirò un sospiro di sollievo: un breve attimo, perché alle 3,40 esatte una detonazione sorprese l'equipaggio, e fu immediatamente seguita dall'esplosione delle munizioni e delle granate anti sottomarino sistemate a poppa.
La poppa fu interamente distrutta, gli inservienti ai pezzi di poppa uccisi o gravemente feriti. L'ordine di abbandono delle navi non venne ancora dato, i cannoni da 37 mm di prua e il 20 mm di tribordo continuarono a sparare aiutati dall'artiglieria delle M.F.P.
L'UJ 2216 si riempì però rapidamente d'acqua e colò a picco da poppa ergendo la prua alta sul mare.
Tutti gli uomini validi e i feriti si gettarono in mare, qualche secondo ancora e la nave scomparve sotto la superficie del mare; il combattimento durò 10 minuti in tutto.
Sulle M.F.P. trovarono posto 57 naufraghi, tra cui 13 feriti, mentre una piccola vedetta uscita da Sestri Levante ne recuperò 9 e 6 raggiunsero la costa a nuoto.
L'indomani alcuni pescatori ritrovarono alcuni corpi senza vita.
In totale si contarono 6 morti e 17 dispersi.
Nel paese di Sestri Levante questa storia non era conosciuta, e si pensava che la nave fosse stata affondata da un sottomarino, arbitrariamente le era stato messo un nome molto generico (KT) nome che in realtà si riferiva a particolari navi da carico usate nel secondo conflitto mondiale, ma come abbiamo visto la vera storia è diversa, ed è quella qui esposta.
L'Immersione
La prima volta che mi sono immerso sul relitto dell "EROS" fu in una bella giornata d'inizio primavera del 1999.
Un subacqueo di Sestri Levante, Carlo Pighi, quasi dieci anni prima, aveva dato al Corti i punti per poterlo localizzare facilmente.
Superate le poche miglia che separano il relitto dell' "EROS" dal porto di Lavagna, dopo averlo ben pedagnato, gettiamo l'ancora ed ormeggiamo la barca nei pressi della nave affondata.
Indossata l'attrezzatura, che per questo tipo di immersione non è eccessivamente pesante, trattandosi di un bibo 12+ 12 di trimix al 17% di O2 e di un 10 litri di Ean40: una bombola da dieci litri di O2 per sicurezza ed emergenza è sospesa sotto il pallone del robusto pedagno.
Entriamo in acqua e iniziamo la discesa, stranamente scendendo la visibilità aumenta, e la corrente che c'era in superficie, cessa del tutto.
Improvvisamente, a circa 30 metri di profondità vediamo sotto di noi la sagoma dell' "EROS". Raggiungiamo il relitto e scendiamo sul fondo di fianco alla nave, i profondimetri marcano -58 metri.
Nell'acqua pulita si vede chiaramente la forma stretta ed affusolata dello scafo, il cassero e la prua sono molto alti, il relitto ha l'aspetto classico di una nave veloce.
Sopra la plancia di comando alcuni tralicci di ferro formano una struttura triangolare che sale verso la superficie: è il punto più alto del relitto.
Durante la visita dei resti di quella bella nave ci fanno compagnia branchi di boghe, castagnole e saraghi, che nuotano tra le lamiere arrugginite e ricoperte da organismi incrostanti.
Una rete abbandonata avvolge il relitto da prua a poppa.
A prua due cannoncini, probabilmente quelli da 37 mm, sistemati su una piazzola rotonda in posizione sopraelevata, convivono con floride colonie di anemoni, gialli, rosa, verdi.
Tutto lo scafo è disseminato di mitragliatrici e di cannoncini.
La profondità del relitto anche se non richiede obbligatoriamente l'uso del Trimix, però è tale da consigliarlo sempre: infatti respirando questa miscela si riesce a restare perfettamente lucidi per tutta l'immersione e visto che su questo relitto in passato erano già morti dei subacquei, si pensa proprio a causa di errati comportamenti dovuti alla sottovalutata narcosi da profondità, a mio giudizio è un'immersione che deve essere sempre effettuata in sicurezza con le miscele trimix.
Noi abbiamo utilizzato i metodi consigliati nei corsi Trimix 65 della T.S.A., che stavo proprio allora frequentando, ma credo non differiscano molto da quelli delle altre didattiche.
La nota principale ritengo debba essere quella di sconsigliare sempre e chiunque dall'effettuare questa immersione con l'aria.
Marco Saibene
Les photos de l'
Eros n° 2 :
Là, pour le coup, y a pas photo pour les clichés, il ne s'agit plus du même.
Que ce soit avec le Dico ou le Répertoire, je suis enduit d'erreurs...
Et ce n'est pas fini.
(à suivre)